Leggere Lolita a Teheran racconta di un club del libro segreto, organizzato dall’autrice nel suo salotto a Teheran, negli anni 90, con alcuni dei suoi studenti. Il club e i libri raccontati sono solo uno spunto per fotografare la repubblica islamica di quel tempo e del ventennio precedente. Ogni partecipante ha una sua storia e un modo diverso di reagire e assorbire il regime, la stessa autrice affronta tanti ostacoli nella sua carriera di docente universitaria e paga un prezzo alto per le sue opinioni, mai nascoste.

Ci sono tante ragioni per consigliare questo libro, quante sono le sue pagine: è un memoir, un racconto di vita, vero e potente perchè ambientato in Iran negli anni precedenti le recenti proteste; è un libro denuncia, perchè apre gli occhi sull’assurda condizione delle donne in alcune zone del mondo; è anche un libro sul potere aggregante e terapeutico della lettura, sulla capacità di creare un gruppo, dargli uno scopo, un motivo di gioia, un’occasione di fuga, almeno per qualche ora dalla realtà.

Leggere Azar Nafisi ha risvegliato il desiderio di tornare a leggere Henry James, di riscoprire Scott Fitzgerald oltre il confine del suo Gatsby, ma mi ha anche, per l’ennesima volta, ricordato quanto il luogo in cui veniamo al mondo possa condizionare il nostro destino di donne e uomini. Non riesco a scegliere tra le tante righe sottolineate, lascio a voi la libertà di immergervi in questo libro, e far scorrere la matita dove il cuore o la mente la dirigano.

Per quanto mi riguarda continuo a coltivare il sogno di un club del libro, consapevole della fortuna che abbiamo nel poter liberamente coltivare i nostri interessi, le nostre passioni e di potere esprimere le nostre opinioni senza la paura di essere obbligati a tacere.