E’ l’ultima notte in terra australiana: mi dilungo a guardare le stelle come si vedono quaggiù, nell’emisfero sud: tante costellazioni diverse, tante fiammelle disposte nel cielo al contrario.. ma poi contrario per chi? Questione di prospettiva, di punti di vista…
Vi è mai capitato di camminare ‘controcorrente’? O di tentare di scendere da un treno mentre un numero imprecisato di passeggeri vuole salire? Per giorni ho ‘rischiato la vita’ attraversando la strada, camminando nel parco, correndo dalla parte ‘sbagliata’ della strada o del sentiero; ora, dopo tre settimane, finalmente guardo dalla parte ‘giusta’ prima di attraversare, posizioni opposte, è il caso di dirlo.
Ma c’è ben altro che ci rende agli antipodi di questo paese: sembra quasi che essere così lontani da tutto li abbia preservati dal nostro vivere in continua corsa, competizione, ansia: qui i nostri ritmi non sono arrivati, ma a differenza di altri paesi che ho visitato, qui il progresso ha continuato a correre, la produttività e il benessere non si sono fermati in Europa o in America, hanno raggiunto questo paese come bagaglio leggero, senza il carico di stress che accompagna le nostre azioni: il risultato è un popolo che sa bilanciare il tempo da dedicare al lavoro e quello da dedicare a famiglia e riposo. Questione di prospettiva, di punti di vista… Questa è una caratteristica che vorrei volentieri chiudere in valigia ed esportare, regalare a me e a tutte le persone che conosco… ma forse questa magia è efficace solo qui, qui dove la natura è ‘esplosiva’, nel bene e nel male, dove le persone sorridono naturalmente, inconsapevolmente, istintivamente alla vita, al prossimo, ai piccoli inconvenienti.
Ovunque sono accolta con un sorriso, al supermercato, alla biglietteria di un museo, persino al controllo passaporti, dove prima di qualsiasi domanda l’ufficiale mi saluta. Sull’autobus i passeggeri prima di scendere ringraziano l’autista o lo salutano con un semplice cenno; non c’è un essere umano, una figura professionale, un passante che non senta come suo dovere primario quello di rendersi utile, o semplicemente affrontare la giornata con un sorriso, invece che con una smorfia. Qui non ci si sente in diritto di essere salutati, ma in dovere di salutare; qui imbattersi in uno sconosciuto rappresenta un’opportunità, vuol dire incontrare un potenziale amico, nel nostro mondo lo stesso incontro rappresenta il pericolo di aver davanti un potenziale nemico; qui ogni occasione è propizia per scambiare due parole, da noi si rifuggono le occasioni di conversazione o scambio, ci si protegge con la diffidenza… questione di prospettiva, di punti di vista.
Il lago di Albert Park, vicino all’albergo dove ho alloggiato a Melbourne, è popolato da cigni neri, meravigliosi, le cui piume ricordano davvero il tutù di una ballerina: il cigno nero da noi è l’evento raro, inaspettato, insolito; qui invece affolla il lago ed è del tutto prevedibile … chi è l’altro qui? Chi rappresenterebbe il diverso? Questione di prospettive, di punti di vista ….
Avranno dei difetti? Devo tornarci e scoprirlo: per il momento porterò a casa tanti sorrisi, tanti incontri, il rintocco del tram di Melbourne a ogni fermata, le frotte dei ragazzi all’uscita di scuola, le uniformi disordinate, i lacci delle scarpe sciolti, zaini e tanta voglia di vivere stipata dentro; ricorderò le persone sedute sui prati, a consumare i loro pranzi godendo del sole, durante la pausa, ricorderò gli equipaggi di ragazzini remare all’alba lungo il lago di Albert Park o il fiume Yarra prima di andare a scuola, ricorderò le decine di reti da pallavolo materializzarsi sulla spiaggia di St.Kilda al tramonto, e altrettanti ‘giocatori’ di ogni età divertirsi dopo il lavoro, prima di andare a casa; porterò a casa la consapevolezza che la civiltà e il rispetto possono esistere, i limiti di velocità possono essere rispettati, tante proposte culturali possono essere gratuite; ricorderò il City Cat di Brisbane, il ferry boat che ogni giorno trasporta abitanti e turisti lungo il Brisbane River, trasformando un viaggio ripetitivo in una gita, costringendo i viaggiatori a rallentare, guardarsi intorno, o guardarsi dentro; porterò a casa quello che per me è non un rumore, ma il suono vitale delle onde della spiaggia di Noosa, la sua vegetazione coraggiosa e sfacciata tanto da spingersi fino a pochi metri dalla riva, i surfisti in attesa dell’onda perfetta, allineati come soldati in trincea; porterò a casa lo spazio sconfinato, la sottile linea di divisione tra oceano e orizzonte, l’energia vitale sprigionata dall’Oceano Pacifico.
Trascorro quest’ultima notte in Australia così, scorrendo i miei appunti, guardando la luna piena e noto per la prima volta dopo giorni il quadro appeso sopra il letto: una foto della terra vista dallo spazio, che però ha qualcosa di strano rispetto alle immagini che sono abituata a vedere; ci metto un po’ ma poi comprendo cosa, al centro della foto c’è l’Australia e non l’Europa: ma certo, ancora una volta è una questione di prospettiva, di punti di vista.
La notte si fa scura, la nostalgia già mi stringe lo stomaco, la mia penna cerca di svelare il segreto di questo popolo … segreto che forse è racchiuso in poche parole lette su un cartello, in uno degli aeroporti dove ho transitato in queste settimane:
“Australia. Where the good life is just called life”
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