L’ultimo giorno dell’anno porta inevitabilmente a fare bilanci: cosa è stato quest’anno? Un tessuto di emozioni, paure e speranze diverso per ciascuno di noi: c’è chi ne è uscito distrutto, chi frastornato, chi rinforzato. C’è chi si è abbandonato allo sconforto, non avendo armi per contrastarlo, chi ha dovuto soccombere alla disperazione per oggettive ragioni; c’è chi ne ha tratto motivo di ispirazione per inventarsi nuove strade, chi ha approfittato per recuperare interessi, passioni , o semplicemente per ritrovare se stesso.

Io ho cercato con tutta me stessa quella capacità chiamata resilienza, mi ci sono aggrappata con tutte le forze quando il Covid, subdolo e furbo, si è insinuato in casa nostra, quando tutto questo nuovo modo di vivere mi stava disorientando, quando mi sentivo sola, ma anche quando mi sono resa conto che mi stavo pericolosamente abituando all’assenza.

Oggi vedo un tenue bagliore all’orizzonte e mi dico che questa ultima alba del 2020 è metafora di ciò che ci aspetta: il freddo è pungente, mancano mesi alla rinascita che la primavera porta con sè, ma il sole ostinato che sta per spuntare promette almeno tempo sereno.

E così stamattina mi riscopro testarda e mi impegno a riassaporare il piacere di tutto quello che ho temporaneamente perso: guardo le mie valigie impolverate e mi dico che presto torneremo insieme a girare il mondo , sistemo le cuffie vicino al computer e mi convinco che a breve tornerò a guardare negli occhi i miei studenti, penso alle amicizie, ai tanti motivi di incontro, personale e professionale, e so per certo che prima di rendermene conto sarò di nuovo davanti a un volto, uno sguardo, una voce, sentirò la stretta di una mano nella mia, o il calore di un abbraccio che mi avvolge.

Navigo a vista, il sole ora è alto, se chiudo gli occhi e mi ci specchio dentro riesco a sentirne il leggero tepore; la resilienza è il mio albero maestro, ci resto appesa con tutta me stessa, e serena mi lascio traghettare nel 2021.

Auguri, cari lettori, vi aspetto nel nuovo anno!