E’ passato quasi un anno da quando ho voltato l’ultima pagina del terzo volume della quadrilogia di Elena Ferrante. Ci sono voluti undici mesi per decidermi a prendere in mano l’ultima puntata. Non volevo dire addio a personaggi così intensi e vitali da sembrare veri.
Alla fine mi sono decisa, ho centellinato le pagine, ho resistito alla curiosità dosando i capitoli, ma inevitabile la fine è arrivata, e mi ha lasciato in bocca l’amarezza tipica degli addii, quel senso di composta tristezza che si prova quando si è consapevoli che è necessario salutarsi e che il tempo passato non tornerà.
Ancora una volta quest’autrice mi ha meravigliata per la sua capacità di rendere vivo ogni dialogo, ogni descrizione o riflessione, e per avermi spiazzata come solo la vita sa fare, quando ci sorprende, ci ammalia, ci delude, ci sfida ma mai ci lascia indifferenti.
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