Arriva il giorno in cui mia figlia riflette timidamente su quanto le piacerebbe andare a un concerto e io, a malincuore, devo incoraggiarla, sì, ad andarci, ma senza dare per scontata la mia presenza, anzi, considerandola a priori una non opzione. Ormai è grande, mi dico, è giusto che faccia le sue esperienze e cominci a collezionare ricordi dove non sia presente la sottoscritta.
Mi approccia con un discorso generico, mi fa ascoltare un paio di canzoni della band che vuole andare a vedere, e che io conosco bene, perché in fondo la ragazza anni ’80 è ancora da qualche parte nascosta nel mio io più profondo, imbrigliata tra rughe e compleanni ma indomita e “giovane dentro”, e quindi si tiene informata, ascolta la radio, canta sotto la doccia e, sotto sotto, al concerto ci vorrebbe andare, magari sotto copertura.
Le rispondo vaga, pensando già a come organizzarmi per poterla accompagnare, recuperare, ed è allora che comincia a montarmi l’ansia: come facciamo ad incontrarci alla fine del concerto?
“Mi scrivi dieci minuti prima? Individuiamo un meeting point convenzionale? Ma sì, quelli stabiliti in caso di problemi di ordine pubblico, oh mamma all’ordine pubblico non ci avevo pensato…e se ti strattonano? E se perdi il cellulare e le tue amiche? E se…ma….”
L’ansia sale, sono già pentita di averla incoraggiata; come se non bastasse, entusiasta e felice di aver superato il primo scoglio, quello dell’autorizzazione, mi chiede consiglio sulla scelta del biglietto: “posti numerati- rispondo- non c’è dubbio, il parterre è scomodo, è pericoloso,” “E’ una figata!” urla la ragazza anni ’80 cercando di farsi sentire dalla giovane che mi guarda spaesata e non sa come ridimensionare le mie paure senza mancarmi di rispetto. Io intanto cerco di mettere a tacere quella matta che da dentro continua a blaterare: ” Dovevi vederla tua madre allo stadio Flaminio, sotto il palco a gridare “nudo” a Sting che toglieva la camicia intrisa di sudore, per non parlare dello storico concerto dei Pink Floyd … altro che posti numerati, ma sentila la mammina…. vogliamo ricordare anche le partite all’Olimpico? Dove scambiava i biglietti di tribuna con quelli di curva sud per fare più “caciara”? ”
Mia figlia mi guarda interdetta, continuo a muovermi e sembra che abbia un fuoco dentro…. e la rompiscatole non smette di urlare: “e vogliamo parlare delle sciarpe che ti costringe a indossare tutte le mattine? Vuoi che ti racconti come andava in giro lei? D’accordo Roma ha un altro clima, ma io lo so come usciva dai quei concerti, e fuori nessuno le diceva copriti che sei sudata.” Già- mi dico- mia madre o mio padre non sono mai venuti a prendermi a un concerto… a casa ci tornavo in autobus, in compagnia, oppure in macchina con quel sant’uomo di mio fratello che veniva a recuperarmi: non c’erano cellulari, , gps, ci si dava un appuntamento sommario e magicamente, magari con un po’ di ritardo rispetto all’orario previsto ci si ritrovava, senza stress, ansia, ma con un’adrenalina da concerto che durava giorni. La mia voce di dentro ha proprio ragione : “che “figata”.
Mia figlia mi guarda sempre più confusa, ora ho assunto un’espressione sognante: ormai sono in viaggio verso i meravigliosi anni ottanta, sono al Flaminio davanti ai Pnk Floyd, al Palaeur a perdere la voce davanti agli Spandau Ballet, all’Olimpico, mentre Pino Daniele e Pat Metheny si sfidano alla chitarra, e ancora in quella curva Sud, ad ascoltare Venditti, un’ora dopo aver sostenuto un colloquio che, ancora non lo sapevo, mi avrebbe dopo qualche giorno portata via da Roma per sempre…
“Mamma, mamma, allora che faccio?”
“Parterre, Vero…. e per l’uscita troveremo una soluzione”.
Postilla: due giorni prima del concerto una bronchite ha costretto il cantante degli Script, band preferita di mia figlia, al riposo assoluto. Concerto annullato, per il momento. Voi, cari lettori, cosa ne dite? Sarà destino? Quasi quasi trovo un’amica bizzarra come me e al concerto, a distanza di sicurezza dalla pargola adolescente, ci vado anche io…
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😂😂😂Ecco cosa succedeva in quella testolina mentre ti parlavo! E comunque con Sting hai davvero superato te stessa!