Lei è sprezzante, crudele, fredda.
L’altra è provata, affranta a volte, ma testarda e positiva.
Vivono insieme da anni, si detestano eppure sono inseparabili: lei, la sclerosi multipla, ha occupato abusivamente il corpo dell’altra, una donna che negli anni, a causa della costanza cinica di quella che chiama “lamiaombrasilenziosa”, ha dovuto rinunciare a correre, fare sport, esercitare la professione di una vita, pur non smettendo di lottare, vivere, amare.
In Io e Lei di Fiamma Satta, la malattia ci racconta di sé, e dell’altra, la donna il cui corpo ha deciso di occupare. Lo fa in modo freddo, disincantato, volgare a volte, ma con una tale potenza da diventare, nel corso della lettura, personificazione di sé. Mi sembra quasi di vederla, un costante cipiglio sul volto, il ghigno cattivo, acquattata nel fondo dell’anima della donna prescelta a diventare “lamiagentileospite”, come chiama il suo bersaglio, pronta a colpirla di sorpresa, bloccandone ora un arto, ora l’altro, ora entrambi. Gioca a nascondersi per poi agire inaspettata, si diverte a raccontare i tanti episodi in cui la sua vittima è caduta sotto le sue sferzate, si irrita ricordando che non è tuttavia mai riuscita ad annientarla completamente.
Quando la narrazione comincia a diventare emotivamente difficile da sostenere, ecco che appare l’altra, la donna che ci aspetteremmo di trovare stremata, sconfitta. Ci parla invece una combattente, che si sforza ogni giorno di accettare la sua ingombrante convivente, e dalla quale addirittura trae addirittura insegnamenti: il valore del tempo, il giusto peso a particolari cui dedichiamo eccessive attenzioni, la capacità di guardare dentro se stessi.
Ho scoperto per caso questo libro, ascoltandone il racconto appassionato di Barbara Alberti durante un incontro a Tempo di Libri; solo il caso mi ha fatto entrare in quella sala: è stata una fortunata coincidenza. Non è un libro facile, ma il modo in cui è scritto fa sì che la voce di entrambe le protagoniste esca dalle pagine, le invettive si conficchino nel cuore del lettore, il disincanto sia palpabile, la voglia di vivere nonostante tutto sia contagiosa.
Un libro che colpisce al cuore, soprattutto sapendo che l’autrice è la reale “gentileospite” della malattia.
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