Possiamo avere le opinioni più diverse su Stephen King, ho già affermato in precedenti post che non è il mio genere di autore: eppure ha saputo incollarmi alle pagine di un suo romanzo, ha scritto vagonate di best seller ed è osannato da milioni di lettori: è innegabile che sia capace di fare il suo mestiere. Ed è proprio intorno al suo mestiere che ruota On Writing, anomala autobiografia che, narrando il suo percorso di uomo, rivela al lettore alcuni segreti del mestiere, avvicina il mondo dello scrittore a quello dell’aspirante tale, fornisce semplici e allo stesso tempo illuminanti “dritte”. Mette inoltre in luce una ironica e divertente parte di sé che rende assolutamente gradevole e fluida la lettura; rivela, ad esempio, che il romanzo con cui è iniziata la sua carriera, Carrie, è stato recuperato da sua moglie dal cestino della spazzatura, dove lui l’aveva gettato ritenendolo un cattivo romanzo. Ma voglio soffermarmi su alcuni consigli. Mi incoraggia sapere che la postazione della mia scrivania, non al centro della stanza bensì in un angolo, corrisponde a quanto suggerito dall’autore:
“Ricordatevi perché non è al centro della stanza. La vita non deve essere di sostegno all’arte, ma viceversa.”
Un altro comandamento recita:
“Scrivi con la porta chiusa, correggi con la porta aperta”.
Giusto: non devo farmi influenzare nella scrittura, devo però mettermi nei panni del lettore durante la rilettura, seconda stesura, nelle correzioni varie.
Per quanto mi riguarda emergono una serie di problemi: il primo nasce dal fatto che il mio studio non ha una porta, è molto difficile lasciarsi alle spalle voci, squilli di telefono, odori di bruciato che arrivano dalla cucina eccetera eccetera; comunque persisto e non getto la spugna a causa dell’open space.
Il secondo scaturisce dalla seguente affermazione:
“La porta serve a tenere fuori il resto dell’umanità, ma anche a non farvi uscire e permettervi di concentrarvi sul lavoro”. Qui sorge il secondo problema: come fa una madre di famiglia a lasciare fuori il resto dell’umanità, cioè stomaci borbottanti, anime in pena per la verifica, compagni in attesa di ascolto, frigoriferi vuoti e altro?
Caro Steve, parli bene tu: “Una volta partito con un progetto, non rallento o non mi fermo. (…)Mi piace tenere una media di dieci pagine al giorno, duemila parole in tutto. (…) Soltanto in caso di calamità accetto di gettare la spugna prima di avere raggiunto il traguardo delle duemila parole”.
Qui credo che il conflitto nasca dal concetto di calamità che ha significati diversi per noi: le otto di sera e una tavola sguarnita sono per me indizio di una potenziale tragedia che non posso ignorare: se io dessi priorità alle mie duemila parole l’equilibrio familiare andrebbe a farsi benedire.
Ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo in macchina, appostata fuori dalla scuola aspettando che le mie figlie uscissero, ho continuato a scriverlo nelle sale d’attesa degli studi medici, in cucina preparando il pranzo.. .Ripenso alla amata Jane Austen (http://www.sabrinalibri.it/2016/12/dal-mio-manuale-voglia-di-scrivere.html) e credo di dovermi ispirare più al suo metodo che all’invidiato modus operandi del signor King.
I consigli sulla scrittura però sono preziosi, quelli li farò miei. Chi tra i miei lettori abbia velleità simili alle mie dovrebbe leggere questo testo: i suggerimenti tecnici sono spiegati in maniera semplice, applicati alla realtà e supportati da esempi che non possono che essere utili nell’esercizio della scrittura.
A lettura conclusa sono stata animata da sensazioni contrastanti: da un lato la consapevolezza di avere tanto, ma tanto da imparare, dall’altro la certezza di voler scrivere.
Il mio studio non ha una porta, la mia giornata non ha tre ore da dedicare alla scrittura e due da riservare alla lettura, ma io e King abbiamo qualcosa in comune, e stando a lui questo qualcosa è importante quanto la scrivania, la padronanza della lingua e la voglia di raccontare: “Scrivere è un mestiere solitario. Avere vicino una persona che crede in te costituisce un’enorme differenza”.
Image by Molosovsky from www.flickr.com
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