Ultimo giorno di scuola, per me, per ora.
Sto andando via quando la segretaria mi ferma, per porgermi un pensiero e una lettera. E’ di due genitori, e questa è la sorpresa più bella, due genitori che insieme mi ringraziano per aver lasciato un segno positivo sulla propria figlia.
Sono genitori che osservano, condividono, e insieme accompagnano la propria ragazza nelle sfide quotidiane: solo questa considerazione potrebbe aver dato un senso alla mia giornata, ma c’è di più: c’è l’apprezzamento per il mio lavoro e un elogio che mi assicura di essere stata, almeno per qualcuno, per un po’, un punto di riferimento.
Torno a casa contenta, e lungo la strada mi tornano in mente i versi di una poetessa che ho amato molto ai tempi dell’università, Emily Dickinson, e che oggi diventano un motto per me, per chiunque condisca con passione e sano, altruistico slancio, il compito di trasferire conoscenze, stimolare abilità, condividere esperienze qualunque sia lo scenario, chiunque siano gli interlocutori, nella convinzione che quel messaggio nella bottiglia raggiunga prima o poi una spiaggia e sia raccolto, letto, fatto proprio:
If I can stop one heart from breaking,
I shall not live in vain;
If I can ease one life the aching,
Or cool one pain,
Or help one fainting robin
Unto his nest again,
I shall not live in vain.
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano;
se potrò alleviare il dolore di una vita,
o guarire una pena,
o aiutare un pettirosso caduto
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.
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