Raramente guardo un film prima di aver letto il libro; non voglio che qualcuno plasmi i personaggi al posto mio, voglio immaginare volti dietro le parole scritte, costruire pareti e stanze nelle quali i personaggi si muovono; in alcuni casi poi il libro mi colpisce così tanto da convincermi a rinunciare alla visione del film: dopo aver impiegato pagine e pagine per creare il mio mondo parallelo a quello dell’autore, perfezionando fisionomie, dando vita ai pensieri e alle parole lette, ho troppa paura che le scelte di un regista rovinino ciò che la mia fantasia ha pazientemente allestito.
Nel caso di Freedom Writers ho fatto un’eccezione: ho scoperto questo titolo grazie a una lettura inserita nel libro di testo in uso in una delle mie classi; con i ragazzi abbiamo scoperto la storia di questa insegnante, dei suoi “speciali” studenti.
Il film è basato sulla vera esperienza di un’insegnante, che al suo primo incarico viene assegnata a una classe problematica; con poco supporto e ancor meno risorse, riesce a tirare fuori dai suoi studenti le ricchezze che non sapevano di avere.
Il film è basato sulla vera esperienza di un’insegnante, che al suo primo incarico viene assegnata a una classe problematica; con poco supporto e ancor meno risorse, riesce a tirare fuori dai suoi studenti le ricchezze che non sapevano di avere.
Qualche giorno fa sono andata in biblioteca: il libro non era disponibile, ma il film sì: così ieri l’ho portato in classe, e l’ho visto con i ragazzi. I volti annoiati e le bocche sbuffanti hanno lentamente lasciato spazio a occhi attenti e vigili. Uno ad uno i telefonini, (a onor del vero non tutti, purtroppo) hanno dovuto rassegnarsi delusi alla tasca dello zaino o del giubbotto, preferiti a scene in qualche modo familiari: ragazzi stanchi di vivere, arrabbiati col mondo, un’insegnante un po’ ingenua, che si illude di poterne cambiare la visione pessimistica dell’esistenza.
Cosa li ha colpiti di più? Il fatto che gli attori impersonassero persone vere, che gli atteggiamenti di alcuni adolescenti rispecchiassero i propri; in cuor mio spero che questa storia li abbia convinti che cambiare, almeno un po’, si può, che la scuola è una risorsa, uno spazio per crescere, e soprattutto che ognuno ha delle potenzialità, che non deve misurare con quelle degli altri, ma con la propria caparbietà, cercando di superare ogni giorno un po’ di più i propri limiti.
Ve lo consiglio.
Quanto al libro, l’ho ordinato: diamogli il tempo di arrivare, raggiungere il mio comodino e farsi leggere… vi saprò presto dire!
Quanto al libro, l’ho ordinato: diamogli il tempo di arrivare, raggiungere il mio comodino e farsi leggere… vi saprò presto dire!
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