Anni fa, gironzolando nella libreria di un aeroporto americano mi
imbattei in un grosso volume dal titolo interessante: 1000 Places to see before you die (Mille posti da vedere prima di
morire).
imbattei in un grosso volume dal titolo interessante: 1000 Places to see before you die (Mille posti da vedere prima di
morire).
Avendo già sui 30 anni, lo comprai immediatamente: se volevo eseguire
il compito dovevo mettermi subito al lavoro.
il compito dovevo mettermi subito al lavoro.
Cominciai così a prendere l’abitudine di consultare il
libro, prima di ogni viaggio, nel caso il paese da me scelto fosse uno dei
luoghi ritenuti da visitare.
libro, prima di ogni viaggio, nel caso il paese da me scelto fosse uno dei
luoghi ritenuti da visitare.
Con gli anni mi sono rassegnata all’idea che non avrei segnato come
visto ciascuno di quei mille luoghi, anche perché, sinceramente, non tutti
stimolano la mia curiosità.
visto ciascuno di quei mille luoghi, anche perché, sinceramente, non tutti
stimolano la mia curiosità.
Quel titolo però mi ha ispirato la stesura di un’altra lista, non pubblicata
e tutta personale, ossia le mie “mille” cose da fare, vedere, scoprire, prima
di morire.
e tutta personale, ossia le mie “mille” cose da fare, vedere, scoprire, prima
di morire.
Data la mia nota metodicità non mi sono accontentata di un elenco così
generico, ebbene no, le mie ambite azioni sono state anche divise tra quelle
più urgenti, da compiere nel prossimo lustro, e quelle che possono aspettare un
decennio o più.
generico, ebbene no, le mie ambite azioni sono state anche divise tra quelle
più urgenti, da compiere nel prossimo lustro, e quelle che possono aspettare un
decennio o più.
Tra le più “urgenti”, quelle da fare entro i cinquanta, ce ne era una
abbastanza singolare: la caccia all’aurora boreale.
abbastanza singolare: la caccia all’aurora boreale.
Tale ricerca non è facile,
non solo perché economicamente impegnativa ma anche perché richiede viaggi in
posti molto lontani e meteorologicamente instabili. Inoltre è legata a un
fenomeno naturale, e porta con sé il rischio che la caccia non abbia successo.
non solo perché economicamente impegnativa ma anche perché richiede viaggi in
posti molto lontani e meteorologicamente instabili. Inoltre è legata a un
fenomeno naturale, e porta con sé il rischio che la caccia non abbia successo.
Ciononostante, qualche mese fa mi sono messa al lavoro.
Dopo aver scartato tutti i luoghi entro il circolo polare artico con
oltre dieci ore di volo avevo tre opzioni, Islanda, Finlandia o Norvegia.
Dopo due settimane ero in volo per Tromso, località sperduta tra i
fiordi della Norvegia, pieno circolo polare artico, accompagnata dal mio
paziente ma altrettanto avventuroso partner.
fiordi della Norvegia, pieno circolo polare artico, accompagnata dal mio
paziente ma altrettanto avventuroso partner.
Dopo solo cinque ore di volo sentivamo di essere in un mondo a parte.
La neve circondava ogni cosa, anche le nostre teste in quanto non smetteva di
cadere da giorni, e le previsioni non erano consolanti.
La neve circondava ogni cosa, anche le nostre teste in quanto non smetteva di
cadere da giorni, e le previsioni non erano consolanti.
Eppure l’umore era alto, forse per l’ansia dell’imminente caccia alla GREEN LADY, la signora verde, come la
chiamano da quelle parti, o forse per l’atmosfera di totale rilassatezza che il
luogo ispirava, i rumori ovattati dalla neve, il bianco, la sensazione di
essere molto più lontani dal nostro mondo di quanto il gps possa dimostrare.
chiamano da quelle parti, o forse per l’atmosfera di totale rilassatezza che il
luogo ispirava, i rumori ovattati dalla neve, il bianco, la sensazione di
essere molto più lontani dal nostro mondo di quanto il gps possa dimostrare.
La tranquillità veniva poi alimentata dall’estremo senso di ospitalità
dimostrato da chiunque incontrassimo, tanto da restituirci la fiducia nel
prossimo.
dimostrato da chiunque incontrassimo, tanto da restituirci la fiducia nel
prossimo.
Il giorno della “caccia” le previsioni erano deludenti, una forte
nevicata imperversava su tutta la zona e non accennava a smettere: inoltre
l’attività solare era piuttosto blanda e ciò avrebbe reso difficoltosa la
visione dell’aurora sotto un cielo terso, e addirittura impossibile in zone
vicine alla città e in condizioni di tempo nuvoloso.
nevicata imperversava su tutta la zona e non accennava a smettere: inoltre
l’attività solare era piuttosto blanda e ciò avrebbe reso difficoltosa la
visione dell’aurora sotto un cielo terso, e addirittura impossibile in zone
vicine alla città e in condizioni di tempo nuvoloso.
Fortunatamente i cacciatori di aurora che avevo pescato su Internet
erano “real hunters”, veri cacciatori. E’ per questo motivo che alle diciotto di un pomeriggio
di novembre ci siamo ritrovati su un furgoncino, con una norvegese, uno
scozzese, una gallese, un brasiliano, sulla strada che, dopo ore di viaggio ci
avrebbe portati in Finlandia, al confine con la Svezia, luogo più prossimo con
previsioni di cielo sereno, così pieno di stelle da togliere il fiato, con una
luna così vicina da farmi illudere che, attraversato il lago ghiacciato avrei
potuto toccarla.
erano “real hunters”, veri cacciatori. E’ per questo motivo che alle diciotto di un pomeriggio
di novembre ci siamo ritrovati su un furgoncino, con una norvegese, uno
scozzese, una gallese, un brasiliano, sulla strada che, dopo ore di viaggio ci
avrebbe portati in Finlandia, al confine con la Svezia, luogo più prossimo con
previsioni di cielo sereno, così pieno di stelle da togliere il fiato, con una
luna così vicina da farmi illudere che, attraversato il lago ghiacciato avrei
potuto toccarla.
Il bosco intorno era pieno di alberi coperti dalla neve, così tanta
neve che i rami sembravano animarsi e rappresentare figure di elfi,
mostri, i cosiddetti “trolls”.
neve che i rami sembravano animarsi e rappresentare figure di elfi,
mostri, i cosiddetti “trolls”.
Non riuscivo però a distogliere lo sguardo dalle stelle, un oceano di
stelle, milioni di luci che, in mezzo a quella radura rendevano tutto così
irreale, quasi la scena di un film di animazione.
stelle, milioni di luci che, in mezzo a quella radura rendevano tutto così
irreale, quasi la scena di un film di animazione.
Il silenzio poi, oltre che al fiato toglieva anche la voce: era troppo
grande, troppo avvolgente, nessuno osava violarlo.
grande, troppo avvolgente, nessuno osava violarlo.
E poi c’eravamo noi, estemporanea
squadra, singolari figure imbottite di tute, guanti, cappucci, perché,
dimenticavo di aggiungere, era ormai notte fonda e la temperatura non saliva
oltre i quindici sotto zero; adulti ancora in grado di stupirsi, di
ridimensionare la propria dimensione, i problemi, le ansie e le frustrazioni, e
abbandonarsi alla contemplazione dell’infinito.
squadra, singolari figure imbottite di tute, guanti, cappucci, perché,
dimenticavo di aggiungere, era ormai notte fonda e la temperatura non saliva
oltre i quindici sotto zero; adulti ancora in grado di stupirsi, di
ridimensionare la propria dimensione, i problemi, le ansie e le frustrazioni, e
abbandonarsi alla contemplazione dell’infinito.
In tutta questa esplosione di natura, con il naso congelato e
perennemente rivolto all’insù, non riuscivo a non pensare a quanto l’uomo sia
piccolo in confronto a tanta grandezza, e a quanto sia capace di rovinare tutto
con stupide, assurde, folli velleità.
perennemente rivolto all’insù, non riuscivo a non pensare a quanto l’uomo sia
piccolo in confronto a tanta grandezza, e a quanto sia capace di rovinare tutto
con stupide, assurde, folli velleità.
Le ore passavano in fretta, ma nonostante l’incanto del cielo, le mie
aspettative cominciavano a ridursi, e la speranza di assistere allo spettacolo
che sognavo da tempo, ad affievolirsi.
aspettative cominciavano a ridursi, e la speranza di assistere allo spettacolo
che sognavo da tempo, ad affievolirsi.
L’escursione aveva una durata prevista di 8 ore, con un rientro
approssimativo alle due di notte: erano quasi le due e noi eravamo ancora in
quell’angolo di nulla, a scaldarci intorno a un fuoco, muovendoci in
continuazione per evitare l’assideramento delle estremità, a circa cinque ore di
viaggio da Tromso.
approssimativo alle due di notte: erano quasi le due e noi eravamo ancora in
quell’angolo di nulla, a scaldarci intorno a un fuoco, muovendoci in
continuazione per evitare l’assideramento delle estremità, a circa cinque ore di
viaggio da Tromso.
Le nostre guide cominciavano già a riporre treppiedi e sedie
pieghevoli, ma con un occhio sempre alle previsioni del sito Spaceweather.
Ero già nel furgone, ed avevo già tolto gli scarponi quando uno di loro a
cominciato a gridare: “There she is… lazy one!” ( “Eccola lì…pigra aurora”)
pieghevoli, ma con un occhio sempre alle previsioni del sito Spaceweather.
Ero già nel furgone, ed avevo già tolto gli scarponi quando uno di loro a
cominciato a gridare: “There she is… lazy one!” ( “Eccola lì…pigra aurora”)
Sono uscita in tutta fretta e ho alzato gli occhi in su: un arco bianco
si era improvvisamente stagliato nel cielo stellato, buio ormai dopo il
tramonto della luna. Il sipario si stava alzando, lo spettacolo della signora
sul punto di iniziare. Dal nulla, da un angolo di quella striscia bianca delle
macchie verdi hanno cominciato ad apparire, chiazze che lentamente si
trasformavano in strisce, ed altrettanto lentamente, a causa del debole vento
solare, a muoversi.
si era improvvisamente stagliato nel cielo stellato, buio ormai dopo il
tramonto della luna. Il sipario si stava alzando, lo spettacolo della signora
sul punto di iniziare. Dal nulla, da un angolo di quella striscia bianca delle
macchie verdi hanno cominciato ad apparire, chiazze che lentamente si
trasformavano in strisce, ed altrettanto lentamente, a causa del debole vento
solare, a muoversi.
D’un tratto da quell’arco bianco decine di luci verdi hanno cominciato
ad apparire, a muoversi come archetti su immaginari violini, giocosi bambini in
bilico su una nuvola bianca, che dopo aver percorso tutto il tragitto scivolavano
flemmatici verso l’orizzonte.
ad apparire, a muoversi come archetti su immaginari violini, giocosi bambini in
bilico su una nuvola bianca, che dopo aver percorso tutto il tragitto scivolavano
flemmatici verso l’orizzonte.
Non sapevo più se cercare di capire se tutta questa magia fosse un
sogno, o più semplicemente abbandonarmi ad esso, lasciando il dubbio al mattino
successivo.
sogno, o più semplicemente abbandonarmi ad esso, lasciando il dubbio al mattino
successivo.
Dopo un attimo di indecisione optavo per la seconda scelta,
continuando a godermi lo spettacolo della verde signora, dei suoi archetti
sfumati che salivano e scendevano lungo la nebulosa scala alta nel cielo, e ancora di più mi
sorprendevo nel guardare le foto che intanto ininterrottamente scattavamo, dove
sfumature di ogni tipo di rosa, invisibili all’occhio umano, arricchivano lo scatto
di colore e magia.
continuando a godermi lo spettacolo della verde signora, dei suoi archetti
sfumati che salivano e scendevano lungo la nebulosa scala alta nel cielo, e ancora di più mi
sorprendevo nel guardare le foto che intanto ininterrottamente scattavamo, dove
sfumature di ogni tipo di rosa, invisibili all’occhio umano, arricchivano lo scatto
di colore e magia.
Avremmo potuto restare lì per ore, così come per ore ci eravamo
“accontentati” di incantarci sotto un cielo pieno, affollato, ricolmo di
stelle.
“accontentati” di incantarci sotto un cielo pieno, affollato, ricolmo di
stelle.
Lasciando il nostro bivacco, mi sono voltata ancora una volta per
osservare quel miracolo: ci sono luoghi che riescono a scrostarci da ogni
cattivo pensiero, a liberarci da ogni paura, a pulirci da tutte le nostre miserie,
a farci tornare con assoluta facilità, semplicità e leggerezza al nostro
essere, al nostro semplice essere umani e figli di una natura che serba sempre
sorprese, spettacoli per spettatori non ciechi ma pronti, ancora pronti a
stupirsi, a godere, ad apprezzare.
osservare quel miracolo: ci sono luoghi che riescono a scrostarci da ogni
cattivo pensiero, a liberarci da ogni paura, a pulirci da tutte le nostre miserie,
a farci tornare con assoluta facilità, semplicità e leggerezza al nostro
essere, al nostro semplice essere umani e figli di una natura che serba sempre
sorprese, spettacoli per spettatori non ciechi ma pronti, ancora pronti a
stupirsi, a godere, ad apprezzare.
Raggiunto l’hotel alle sette, in tempo per la colazione, ci siamo
accomodati a un tavolo stanchi, assonnati, mentre gli altri ospiti, riposati dopo
una notte di sonno, si accingevano ad affrontare un nuovo giorno, una nuova
giornata buia, avvolta dalla notte polare.
accomodati a un tavolo stanchi, assonnati, mentre gli altri ospiti, riposati dopo
una notte di sonno, si accingevano ad affrontare un nuovo giorno, una nuova
giornata buia, avvolta dalla notte polare.
Noi, stanchi reduci di un’avventura indimenticabile,
sorseggiavamo il nostro caffè, pregustando il piacere di un sonno ristoratore,
scambiandoci uno sguardo complice, sapendo di aver condiviso uno spettacolo
vicino a un miracolo, la rappresentazione della grandezza della natura, e
l’immensità di chi questa natura ci ha regalato.
7 Mi piace sorseggiavamo il nostro caffè, pregustando il piacere di un sonno ristoratore,
scambiandoci uno sguardo complice, sapendo di aver condiviso uno spettacolo
vicino a un miracolo, la rappresentazione della grandezza della natura, e
l’immensità di chi questa natura ci ha regalato.
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