Loading...

Vita da utente

In un pomeriggio di frenetico shopping in giro per negozi di casalinghi, elettrodomestici e supermercati io e il mio compagno ci siamo inventati un gioco: abbiamo scommesso su una certa possibilità che svelerò tra poco, e arrivati a sera il risultato era pesantissimo: 6 a 2 per lui. Sembrerebbe il punteggio di un set di tennis, magari.. .Avevamo invece scommesso sul numero di commessi gentili che avremmo incontrato: il mio disincantato e cinico, ma anche saggio e realista compagno mi ha battuta: sei indiscutibilmente sgarbati contro due decisamente cortesi.
Succede anche a voi di avvicinarvi a uno sportello, o un banco, o di entrare circospetti in un negozio sperando di non sentirvi ospiti indesiderati?
Purtroppo a me accade spesso, a volte sono quasi intimidita e cerco un accenno di sorriso nel mio interlocutore,.
E’ un peccato che si perdano tante occasioni per rendere meno pesante il proprio lavoro, e più gradevole la visita di un cliente; lo sa bene la cassiera dal fiore tra i capelli, per lei ogni conto rappresenta una storia, ogni volto che le passa davanti un buon motivo per sorridere.
Altrove le cose vanno in tutt’altro modo.
Questa mattina mi sono recata in uno studio medico per un esame di routine. Sfido chiunque a convincermi che non si provi almeno un piccolo brividino quando si va da un medico, anche quando si è convinti di essere sani. Ci si aspetta quindi di essere accolti da un volto rassicurante, che ci faccia immediatamente sentire che andrà tutto bene; questo è ciò che ci si aspetta.
Molto più spesso accade ciò che è successo a me oggi.
Appena entrata noto che tra le due impiegate in servizio, una solitamente gentile è al telefono, mi rassegno al fatto che inevitabilmente mi accetterà l’altra, in genere molto scostante e musona. Mi metto in coda dietro a una signora, in attesa. L’impiegata non accenna ad alzare lo sguardo dal monitor, schermata da vezzosi occhiali con montatura rosa e da parte del bancone.
Passato qualche minuto comincio a chiedermi come faccia a non aver visto che ben due persone sono in coda:  mi chiedo “E’ così urgente ciò che sta facendo da non poter essere rimandato per smaltire la coda?”
L’altra impiegata, ancora al telefono, osserva, poi guarda noi, infine abbassa lo sguardo, imbarazzata.
Finalmente la signorina ci vede, e con il  solito cipiglio dice alla signora davanti a me: “Dica.”
E’ così difficile iniziare una frase con “Buongiorno”? Attendo il mio turno, la cosa va per le lunghe, perché la signorina insiste con la paziente che il tal codice non coincide con la tal prestazione, la signora risponde che lei non sa a che numero corrisponda la sua malattia, sa solo che deve fare un esame ecc.
Insomma quando arriva il mio turno, alle 8,45 di mattina, la signorina è già abbastanza  nervosa, di conseguenza non ha la forza di salutarmi né di dire “dica”. Dunque provvedo io: saluto, consegno la mia impegnativa e aspetto
“C’è un problema” mi dice.
“Non avevo dubbi” mi viene voglia di rispondere, ma poi resisto e chiedo “Quale?”
Mi spiega che avrei dovuto portare tutti gli esami precedenti, e invece  ne manca uno, e se non consegno tutto entro oggi..”
La interrompo, e la tranquillizzo assicurando che consegnerò la documentazione mancante in giornata.
Finalmente faccio il mio esame, vado a casa, recupero le radiografie mancanti, e corro dalla mia amica con gli occhiali rosa, ma è impegnata con un’altra paziente. Le sta spiegando che deve fare un controllo prima di autorizzare la visita, perché l’impegnativa così compilata potrebbe non essere accettata, le chiede come mai sia riportato il codice di esenzione, la signora risponde balbettando che non ne ha idea, poi si gira e mi guarda spaurita, cerca comprensione, sostegno.
Le sorrido e le dico di non preoccuparsi, tra qualche minuto l’impiegata tornerà farfugliando qualcosa, lamentandosi di qualcos’altro, e dicendole che  può andare a fare il suo esame.
Faccio in tempo a finire di parlare ed ecco la mia amica tornare borbottando: ” Tenga, stanza numero 2″. La signora mi guarda rincuorata e per un attimo pensa che io sia un’indovina.
Nel frattempo l’altra impiegata mi ha riconosciuta, mi viene incontro e dice: ” Deve solo consegnare delle radiografie, vero? Dia pure a me ci penso io.”

La ringrazio, la saluto e mi dico che è per merito suo, e non per miss occhiali rosa, se probabilmente tornerò in questo studio in futuro.

Esco e mi dirigo verso la mia prossima commissione: ufficio postale. Meno male che lì c’è Caterina, l’impiegata delle raccomandate. Non dovrò armarmi di pazienza, non dovrò elemosinare un saluto e neanche temere di  essere redarguita per avere sbagliato a compilare un modulo. Caterina è una garanzia: le piace chiacchierare, le piace la gente, le piace essere utile ed essere paziente. Lascerà la sua postazione tra 4 ore, e a parità di orario di lavoro con miss occhiali rosa, potrei scommettere che andrà a casa meno stanca e più soddisfatta.
Passiamo la vita a cercare il lavoro dei sogni, quando basterebbe rendere un sogno il lavoro che abbiamo…
4 Mi piace

You might also like

No Comments

Leave a Reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.