In un suo libro Isabel Allende, citando una scrittrice americana, definisce la scrittura come un tentativo di comprendere se stessi e mettere ordine nella confusione della propria esistenza.
In effetti moltissime volte, nella mia vita, sono ricorsa a carta e penna per fare chiarezza. Ho cominciato da bambina, con il solito diario corredato di inutile lucchetto e altrettanto doppia inutile chiave. Ho proseguito su quaderni, colorati, a tinta unita, con copertina morbida e rigida. A volte ho saziato la mia fame di parola scritta attraverso lettere, non tutte piacevoli, non tutte facili.
A volte scrivere mi ha aiutato a farmi capire meglio, e a volte, alcune parole affidate a un foglio, e rese così indelebili, avrei voluto non averle mai scritte.
Ora scrivere è diventato un bisogno, una necessità. Non so se questo istinto possa somigliare alla voglia del pittore di prendere in mano il pennello, o del cantante di dare fiato alla voce e cantare, e INcantare; non so se questo incarni l’animo di una vera scrittrice, per il momento so che è qualcosa che mi fa star bene, e a volte mi diverte. Succede quando scrivo capitoli del mio “Manuale di sopravvivenza alla vita quotidiana”, un modo per ironizzare su alcune mie fissazioni, o sorridere di comportamenti di chi incontro, o riflettere su storie nelle quali mi imbatto casualmente camminando lungo la strada delle mie giornate.
Quindi, occhio ai prossimi Post, potrebbe accadere che si tratti di una pillola del mio Manuale…
Sempre molto gradevole leggere i suoi pensieri in-carta-ti in modo così leggero…
I lucchetti dei diari, comunque, erano inutili solo perché, ne sono sicuro, nessuno si sarebbe permesso di aprirli…mai!