Ogni volta che torno a casa, in provincia di Roma, dove sono cresciuta, ritrovo, come è normale che sia, usi e costumi che mi appartengono, che giacciono sopiti sottopelle e riaffiorano al primo colpo di clacson o al primo saluto con uno dei tanti vicini, amici e parenti che anche solo in poche ore riuscirò a incontrare.
Quando arrivo in estate, la prima cosa che mi colpisce è il caldo; mi tornano in mente le parole dei miei primi amici del nord che simpaticamente dicevano che ero originaria del Nord Africa e sento di non poter dar loro torto del tutto: un vento di scirocco mi fa sentire sotto il getto di un phon gigante e il calore toglie il respiro. Il sole però mi accoglie come un familiare, il cielo blu mi ricorda quanto era bello averlo come cornice quasi perenne delle mie giornate d’infanzia e gioventù.
Subito dopo mi annienta il traffico: mi serve una giornata per abituarmi all’interpretazione del codice della strada che vige da queste parti: in macchina, mentre cerco disperatamente di immettermi sulla via Tiburtina e mi chiedo quando troverò un varco, un passante, fermo da un po’ sul marciapiede, attira la mia attenzione gridandomi un simpatico e utile consiglio che eviterà di vedermi festeggiare il mio cinquantesimo compleanno ancora ferma al bivio: ” E bùttate!”
Ma è quando la mia famiglia, gli amici, i passanti proferiscono verbo che torno a casa e soprattutto capisco perché a Roma, malgrado tutti i problemi, ci siano più sorrisi, si socializzi di più e ci si senta meno soli.
In un negozio un commesso mi dice: -Lei è proprio ‘na bella signora ‘o sa?- Sto per ingraziare quando si rivolge a mia figlia e prosegue: -Perché alle donne bisogna faje i complimenti si ‘ssoo meritano, le fai contente!-..fantastico. Dopo qualche minuto sento lo stesso commesso parlare con altri clienti: -De ‘ndo siete? Campobasso? ‘ndo? Molise? Ma ddai allora esiste! E’ la prima volta che vedo gente der Molise…anvedi oh!-
Ma durante la mia ultima calata (a casa il nostro arrivo è amichevolmente salutato come la calata dei Longobardi) il massimo del pittoresco viene raggiunto in piscina, ascoltando la conversazione tra un ragazzo e la sua fidanzata: leggendo un articolo che dispensa consigli su una sana alimentazione lui commenta:
-A France’ ma tte pare che ppe colazzione me devo magna’ e zucchine chii semi di chia? Ma poi che saranno ‘sti semi de chia…ma che disci..Caterina la fruttara sotto casa ce l’avra ‘sti semi de chia?-
Francesca è perplessa, risponde per monosillabi e continua a guardare il suo telefonino. Il ragazzo continua:
-Pe’ pranzo invece ‘no “smuti” de frutta e ‘n antra volta sti semi di chia.. ma he c’avranno de così bbono!-
Passerei la giornata ad ascoltarli, ma si sono accorti che sorrido e prendo appunti, quindi faccio finta di niente e vado a fare un tuffo… casa dolce e divertente casa!
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Voglio una seconda/terza/quarta..etc. parte di questo post!! La intitolerei:”La calata dei Longobardi 2: il ritorno dei semi de’ Chia”
😂😂😂❤️💛❤️💛❤️💛Non ho parole, mi viene solo da ridere e non sarei riuscita a trovare parole migliori per descrivere questa nostra Roma!