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…o rilettura

Negli ultimi, uggiosi giorni, caratterizzati da pioggia e nuvole, mi sono sorpresa spesso ad
osservare il cielo: lo guardavo con la speranza di scovarne, in qualche angolo remoto, uno scorcio di azzurro, come accadeva quando ero piccola, nel mio luogo natio, dove anche d’inverno, con un po’ di pazienza, si tornava a gioire per il ritorno dell’azzurro, che sfuggiva alle nubi e rischiarava il cielo e gli sguardi. Negli anni, qui al nord, mi sono abituata a vedere campeggiare in cielo il grigio, senza mai rassegnarmi alla lunga monotonia di un solo colore. In queste mie riflessioni mi sforzavo qualche giorno fa di definire quella triste tonalità, senza trovare nessun aggettivo che riuscisse a soddisfarmi del tutto…
Tempo fa un uomo con poca istruzione, ma con tanta saggezza, osservandomi alle prese con compiti, ripassi e regole da imparare mi disse: – Ecco perché le donne ne sanno sempre più degli uomini: dovrebbero ottenere un nuovo diploma per ogni figlio che aiutano a studiare…-
Quell’uomo, che costruisce la sua cultura ogni giorno, osservando le persone, raccogliendo esperienze, ricordandole per crescere, a suo modo aveva ragione. Devo al mio essere “ripetente” l’aver riscoperto alcune finezze grammaticali, che cerco poi di utilizzare nella mia scrittura, devo ad alcuni insegnanti “esemplari” (non lamentiamoci sempre, esistono ancora, devoti, appassionati, severi e sensibili) l’aver rispolverato vecchi titoli che giacevano nello scaffale più alto della mia amata libreria…
E’ proprio grazie al mio approccio ai compiti pomeridiani della prole, che ho trovato la giusta definizione per quello che ormai, dopo vent’anni, posso definire il mio cielo:
“…..Il cielo prometteva una bella giornata: la luna, in un canto, pallida e senza raggio, pure spiccava nel campo immenso d’un bigio ceruleo, che, giù giù verso l’oriente, s’andava sfumando leggermente in un giallo roseo. Più giù, all’orizzonte, si stendevano, a lunghe falde ineguali, poche nuvole, tra l’azzurro e il bruno, le più basse orlate al di sotto d’una striscia quasi di fuoco, che di mano in mano si faceva più viva e tagliente: da mezzogiorno, altre nuvole ravvolte insieme, leggieri e soffici, per dir così, s’andavan lumeggiando di mille colori senza nome: quel cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace. ” (*)
Nelle pagine di un libro ho trovato gli aggettivi che cercavo, ma ho anche capito che posso osservare con un atteggiamento più accondiscendente il “mio” cielo, “..così bello quand’è bello..”
Credo che prima o poi quel libro lo riprenderò in mano, non per leggerne estratti costretta da qualche assegnazione, ma per apprezzarne finalmente, libera da obblighi, le straordinarie descrizioni, le puntualissime delineazioni di volti, caratteri, sentimenti, per leggermelo tutto, finalmente.
Caro Alessandro,
non solo hai superato di gran lunga i tuoi “..25 lettori..”: a distanza di secoli continui a essere scoperto, e ri-scoperto.
(*): A.Manzoni “I Promessi Sposi” cap. XVII
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