Tornare a scrivere appunti di viaggio mi riempie di gioia e di speranza.
Ho avuto il privilegio di salutare il 2021 in un luogo remoto, magico.
Abisko è un villaggio nella Lapponia svedese, ottantasette abitanti, un supermercato, un ristorante, distese immense di ghiaccio, neve, foreste.
Qui è l’uomo ad adattarsi alla natura, e non viceversa. Le previsioni del tempo e le ore di luce dettano la tabella di marcia giornaliera.
Qui le aurore boreali, grazie alla latitudine e all’assenza di inquinamento luminoso, deliziano abitanti e turisti con spettacoli che lasciano senza parole. I lettori di lunga data ricorderanno i miei appunti di viaggio in Norvegia (http://www.sabrinalibri.it/2016/01/anni-fa-gironzolando-nella-libreria-di.html) e il racconto del mio primo incontro con ‘the green lady’.
Oggi però non parlerò di aurore, sebbene le nottate passate con lo sguardo rivolto verso il cielo siano state più che fruttuose; voglio invece parlarvi di luce, di quello spiraglio di luce che, in questa porzione di mondo e in questo periodo dell’anno, è raro e prezioso nel quotidiano di chi qui è nato, o ha deciso di vivere.
La gente del posto le chiama ‘the golden hours’, sono le ore tra le 10 e le 14 circa, l’unica parte del giorno in cui, guidando, non si è circondati dal buio, e si scopre un paesaggio sconfinato e affascinante, laghi completamente ghiacciati, alberi coperti di neve e, di tanto in tanto, alci e renne che fanno capolino, o attraversano audacemente e pericolosamente la strada.
In questa porzione di giorno, in cui gli abitanti di Abisko e dintorni cercano di essere efficienti ed operosi, il turista resta incantato esattamente come davanti alla danza notturna delle ‘Northern lights’, ammirato da sfumature di grigio, rosa e celeste che venano il cielo, nella vana ricerca di un sole che qui non sorgerà ancora per settimane.
Tutto, in questa luce fioca, sembra paradossalmente più chiaro: la frenesia della vita che abbiamo lasciato a casa ci sfiora soltanto, i pensieri, le preoccupazioni, sono improvvisamente più leggeri da sopportare; in questa dimensione tutto appare risolvibile, tutto occupa lo spazio che merita, anche la consapevolezza di essere in un mondo meraviglioso, che non può non stupirci, se lo guardiamo nella giusta luce: vagando in questo costante crepuscolo si scopre che al buio si vede meglio, il troppo si dissolve, il superfluo sparisce, la pressione si allenta, e improvvisamente ci si rende conto che questa ‘pulizia’ restituisce spazio alla mente, che finalmente può accogliere altro, il semplice stupore per ciò che la natura quotidianamente ci regala, e noi non abbiamo più tempo o spazio per ammirare.
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