Immaginavo un negozio molto grande, su più livelli, dove ci fossero poltrone in ogni reparto, per valutare comodamente un acquisto, confrontare con calma diverse edizioni dello stesso titolo.

Sognavo un gran numero di clienti aggirarsi tra le corsie, con lo sguardo perso tra i vari scaffali, una musica di sottofondo che rendeva l’atmosfera più rilassata di quella di una biblioteca.

Immaginavo commessi competenti, appassionati, impazienti di poter consigliare l’avventore indeciso, o il passante interessato solo a comprare un regalo last minute.

Sognavo un reparto per bambini, con tavoli e sedie alla loro “altezza”, dove periodicamente un dipendente del negozio leggesse favole, magari giocando con la voce, e recitando ora il lupo, ora cappuccetto Rosso.

E per rendere il mio negozio davvero perfetto sognavo un angolo bar, dove gustare un buon caffè, e nel frattempo ripescare dal sacchetto i propri acquisti e, perché no, cominciare a leggere il nuovo libro.

Nella mia fantasia riuscivo a percepire il feeling di appartenenza che si prova appena varcato l’ingresso, ero persino capace di sentire l’inconfondibile odore delle pagine di carta stampata, o addirittura la fragranza del caffè tostato.

Non ho mai realizzato il mio sogno, o meglio non ancora, ma viaggiando ho trovato la mia libreria ideale.

Si chiama Barnes and Nobles, e nei miei viaggi tra Ney York e Long Island era la mia destinazione commerciale preferita. Esattamente il negozio che avrei voluto condurre, c’era tutto, ma proprio tutto, compreso un caffè strepitoso che, nonostante il mio vizio per l’espresso, è riuscito a conquistarmi nel suo bicchiere e misura extra large.